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Le <i>Massae plumbae</i> di Adriano in Sardegna
Nello studio sulle Miniere sarde dei tempi antichi, apparso nell'ottavo volume del «Bullettino Archeologico Sardo» del 1862, Giovanni Spano rendeva nota la scoperta di una massa plumbea di Adriano nel sito di Carcinadas
(Sardegna sudoccidentale). Nel presente intervento, l’autore traccia una storia delle ricerche delle massae plumbeae in Sardegna e delinea la politica mineraria di Adriano in base alla documentazione epigrafica di Metalla
Macomades in Sardinia
Il tema della persistenza di componenti culturali preromane
nell'ambito di regioni romanizzate ha suscitato, in anni recenti, numerosi interventi.
In questa sede si intende esaminare la documentazione relativa a tre centri antichi della Sardegna caratterizzati da un medesimo toponimo: Magomadas, ricondotto, dalla quasi totalitĂ degli autori, all'area linguistica semitica.
Si tratterĂ di verificare se la persistenza del toponimo punico, posteriormente al termine del dominio cartaginese in Sardegna (238/37 a.C.) costituisca o meno un indizio di una particolare resistenza alla romanizzazione
1.: Cornus e la rivolta del 215 a.C. in Sardegna; 2.: Un vescovo di Cornus (Sardinia) del VII secolo
Questo studio esamina l'ultimo tentativo di Cartagine di riconquista della Sardegna, che si concretizzò
nell'invio nell'Isola di una flotta di 60 navi con un esercito e si spense nelle due grandi battaglie campali del 215 a.C. e nell'estrema difesa della rocca di Cornus, espugnata infine da T. Manlius Torquatus
Le Persistenze preromane nei poleonimi e negli antroponimi della <i>Sardinia</i>
Gli scrittori greci e latini non ci hanno lasciato, se non eccezionalmente, riferimenti diretti al sermo patrius o, forse meglio, ai sermones patrii
della Sardinia, nonostante che per gli altri ambiti provinciali le fonti tramandino l'uso, ancora in etĂ imperiale, delle diverse lingue preromane.
La nostra ricerca non può prescindere dai diversi contributi che storici e linguisti hanno offerto al problema di questione. In questa sede si accennerà innanzitutto alle pagine che Ettore Pais dedicò alle
«permanenze linguistiche edonomastiche» nella sua Storia della Sardegna e Corsica durante il dominio romano, mentre
piĂą di recente nel campo strettamente storico si sono registrati sull'argomento gli studi di Piero Meloni, Robert Rowland ed Attilio Mastino
Lo Spazio marittimo del Mediterraneo occidentale in etĂ romana: geografia storica ed economia
Il presente lavoro illustra, con riguardo alle insulae dell'Africa, la geografia storica delle rotte nel Mediterraneo occidentale arcaico, greco, fenicio e indigeno, scandito dalle isole, elementi insostituibili nella navigazione antica, come luoghi di sosta, distinti dalla terraferma e dai suoi pericoli, ma vicini alla costa e al mondo indigeno che gravita su di essa
<i>Navibus longis ad Carales subductis</i>
Il lavoro analizza le vicende del bellum sardum del 215 a.C., soffermandosi sul ruolo decisivo che le naves longae, approdate nel portus di Carales, svolsero sia nella pronta adduzione delle forze legionarie
e dei socii, sia nel contrasto in mare della flotta punica che aveva portato i rinforzi richiesti dai Sardi
La Corsica romana
Questo volume tende ad una rivalutazione della cultura antica della Corsica, ad un accertamento piĂą oggettivo delle forme millenarie di popolamento misto (dall'area ligure o iberica o africana) e del rapporto tra civiltĂ differenti, quella greca, quella etrusca, quella punica, quella romana, che si sono misurate con la cultura locale, espressione profonda di quella che le iscrizioni ricordano come la natio Corsicana, una vera e propria entitĂ nazionale autonoma nell'ambito dell'impero romano
L'<i>opus doliare</i> urbano in <i>Africa</i> ed in <i>Sardinia</i>
I fondamentali studi di M. Steinby sull'opus doliare urbano hanno
contribuito a chiarire in maniera definitiva la necessitĂ di distinguere
un'area di mercato dell'opus doliare, coincidente parzialmente con
l'area di produzione, da un'area di diffusione (o, per meglio dire, di dispersione)
dello stesso opus doliare al di fuori del mercato urbano.
L'elenco dei rinvenimenti in quest'area di dispersione, edito da M.
Steinby nel volume miscellaneo «Merci, mercati e scambi nel Mediterraneo», consente di riconoscere esportazioni episodiche nella penisola
italiana (naturalmente al di fuori dell'area di mercato) e nelle provinciae
di Sicilia, della Narbonense, della Spagna e dell'Egitto per limitarci ai
laterizi.
Estendendo l'analisi alle altre classi dell'opus doliare si è verificata
la rara presenza di dolia e mortaria in Campania, nel Piceno, in Sicilia,
nella Gallia Narbonense, in Spagna, in Britannia e in provinciae
dell'Europa centrale con le cospicue eccezioni di Pompei e del relitto del
Capo Dramont.
Si sono lasciate per ultime la Sardinia e le provinciae dell'Africa. Le
piu recenti ricerche hanno dimostrato una presenza talora imponente di
prodotti dell'opus doliare urbano in Sardegna che può paragonarsi, allo
stato attuale delle nostre conoscenze, solamente con la situazione
dell'Africa e in particolare di Cartagine
<i>Aquae Lesitanae</i>
La localizzazione delle Aquae Lesitanae presso le terme di San Saturnino - Benetutti, piuttosto che sulle coordinate della Geographia di Tolomeo, unica
nostra fonte per gli Ydata Lesitanà (Aquae Lesitanae), poiché in generale appaiono estremamente incerte per quel che concerne le poleis mesogeioi
della Sardegna, può basarsi su una documentazione archeologica ed epigrafica che rivela l'esistenza nel sito di una stazione termale provvista di un luogo di culto di Aesculapius.
In questo studio, si esaminano la topografia delle Aquae Lesitanae, il complesso termale e il culto di Esculapio
Un Altare rupestre di <i>Iuppiter</i> nella <i>Barbaria</i> sarda
Nel mese di Agosto 1996 è stato individuato da un ricercatore locale, nell'agro di Bidonì, nella Sardegna centrale, un altare rupestre dotato di un'iscrizione latina, che lo qualifica consacrato ad Iuppiter, connesso ad un tempio raso al suolo. Si fornisce descrizione dettagliata dell'edificio monumentale e con l'ausilio dell'iscrizione latina si approfondisce il culto di Giove nell'area delle comunità organizzate dai Romani nella Barbaria sarda (civitates Barbariae)
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