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Post Un-Lock. From Territorial Vulnerabilities to Local Resilience
This open access book builds a framework that holds together numerous open issues in territorial planning: from the understanding of territorial, landscape, environmental and climatic dynamics to the analysis of local vulnerabilities, to the use of modern survey techniques to support planning. What is the role of urban and regional planning in achieving the sustainable development goals of our communities considering the major issues posed by the COVID-19 pandemic in urban planning? And how do these medium- and long-term objectives interact with the needs that the emergency has given rise to?
Post Un-Lock—from territorial vulnerabilities to local resilience—aims to provide the reader with a useful key to understand how the COVID-19 pandemic can be seen as a catalyst for a restart based on the concepts of sustainability and resilience. In fact, the COVID-19 experience evidences the need to propose a planning system able to integrate multiple scales according to an interdisciplinary approach focused on in-depth knowledge of the territorial risks and vulnerabilities. Besides, with the contribution of the new technologies, it is able to rethink spaces on a neighbourhood scale, conceived as a "local resilience unit" that ensures the population high standards of safety, liveability, and accessibility to proximity services. In this view, planning is increasingly concerned about social aspects and the well-being of communities, supported by indicators and evaluation tools. With the proposal of the concept of local resilience unit, Post Un-Lock takes a step forward towards the definition of a new paradigm of local planning and a topic for urban regeneration
Valutazione dell'analizzatore ematologico Sysmex XN-9000 in modalita fluido biologico (BF) per il controllo della contaminazione leucocitaria degli emocomponenti leucodepleti
La contaminazione leucocitaria degli emocomponenti piastrinici ed eritrocitari destinati alla terapia trasfusionale è stata associata negli anni passati a reazioni di varia gravità insorte nei riceventi (reazioni febbrili non emolitiche, alloimmunizzazione HLA, trasmissione di agenti infettivi). La quantità dei leucociti residui nelle unità da trasfondere è stata ridotta nel tempo mediante sempre più efficienti metodi di leucodeplezione. La normativa vigente indica che un numero di leucociti residui < 1 x 106 per unità sottoposta a leucodeplezione (< 3,3 leucociti/µl per una unità di volume medio di 300 ml) possa essere sufficiente a prevenire tali eventi avversi.
Presso la S.C di Medicina Trasfusionale e Immunoematologia dell’Azienda USL Toscana Nordovest - presidio di Lucca il controllo della contaminazione da leucociti delle unità leucodeplete è eseguito in citofluorimetria mediante kit diagnostico Leucocount. Il conteggio assoluto con Leucocount è molto sensibile, ma richiede una piattaforma analitica dedicata e personale addestrato.
In questo studio abbiamo voluto valutare il nuovo analizzatore ematologico Sysmex XN-9000, automatizzato, rapido ed economico, come metodo alternativo al Leucocount per il controllo delle unità leucodeplete. L'analizzatore Sysmex XN-9000 è dotato di un modulo di analisi per i fluidi biologici (BF), sviluppato per il conteggio accurato dei leucociti nei fluidi biologici al di sotto del limite di sensibilità degli usuali analizzatori ematologici.
La performance del Sysmex XN-9000 in modalità BF è stata valutata in campioni con un numero di leucociti compresi tra 300 e 1 leucocita/µl. Il coefficiente di variazione in campioni con conteggi intorno a 2 leucociti/µl è di circa il 20%. I conteggi effettuati risultano lineari in questo range(R2=0,99).
Il numero dei leucociti residui/µl è stato conteggiato con Leucocount (metodo in uso) e con Sysmex XN-900 in modalità BF (metodo in prova), in un totale di 89 emocomponenti leucodeplete (54 concentrati piastrinici da pool di buffy-coat (BC), 15 concentrati piastrinici da aferesi e 20 concentrati di emazie da eritroplasmaferesi). La comparazione tra i metodi eseguita mediante l’analisi di regressione di Passing e Bablok mostra la presenza di un errore sistematico proporzionale del metodo in prova. La differenza (bias) tra i metodi risulta significativa (secondo il metodo di Bland-Altman). Quando i metodi sono confrontati separatamente sui conteggi da ciascun gruppo di emocomponente i risultati sono comparabili all’analisi combinata. Si osserva uno scostamento maggiore del metodo in prova rispetto a quello in uso sui conteggi dei concentrati piastrinici da pool di BC (bias medio = 7,3). Il bias medio derivante dai conteggi sulle unità da aferesi è inferiore: 1,5 per i concentrati piastrinici, 1,22 per quelli eritrocitari.
In generale i conteggi dei leucociti totali mediante metodo in prova sovrastimano quelli del metodo in uso. In modalità BF il numero dei leucociti/µl ottenuti su tutti i concentrati piastrinici da pool di BC è più elevato, da 1,4 a 356 volte rispetto al Leucocount (mediana e deviazione standard: 7 ± 7,15 vs 0,19 ± 2,49 ), su 11/15 concentrati piastrinici da aferesi è da 1,12 a 40 volte maggiore (mediana e deviazione standard: 2 ± 1,5 vs 0,11 ± 0,81 ), e su 17/20 concentrati eritrocitari da 1,35 a 38 volte in più(mediana e deviazione standard: 1,5 ± 0,77 vs 0,09 ± 0,18 ).
La contaminazione da leucociti residui secondo il conteggio Leucocount è 1 x 106. Il metodo in prova classifica correttamente 20/20 (100%) unità di emazie da aferesi, 13/15 (87%) unità di piastrine da aferesi e 31/54 (57%) unità di piastrine da pool di BC. Attribuisce solo false non conformità ai concentrati piastrinici, 23/54 (43%) da pool di BC e a 2/15 (13%) da aferesi.
I nostri dati indicano che i conteggi con il modulo BF del Sysmex XN-9000 di campioni con un numero molto basso di leucociti (fino a 2 leucociti/µl) sono precisi e lineari. L’analisi indica una mancanza di correlazione tra i due metodi e una sistematica sovrastima dei conteggi in modalità BF rispetto al Leucocount. Possiamo ipotizzare che essa possa essere legata a vari fattori come la diversa sensibilità e/o il diverso principio di conteggio dei due metodi. Anche la complessa matrice biologica delle emocomponenti potrebbe aver generato interferenze positive. Il Sysmex potrebbe aver classificato come leucociti eventi fluorescenti aspecifici, associati per esempio all’elevato numero di piastrine nei concentrati (fino a 3x 1011) ed alle condizioni di conservazione delle unità (attivazione ed aggregazione piastrinica). Nonostante il metodo non sia accurato, i conteggi in modo BF hanno comunque permesso di classificare correttamente tutti i concentrati eritrocitari da aferesi, e il 64% dei concentrati piastrinici. La modalità BF potrebbe essere impiegata come metodo di screening per selezionare quei concentrati piastrinici che non necessitano di una rivalutazione col Leucocount. Uno studio più ampio è richiesto per confermare la sua specificità sui concentrati eritrocitari. L'utilizzo dell'analizzatore Sysmex in modalità BF per il controllo della contaminazione da leucociti residui nelle emocomponenti leucodeplete sarebbe molto attraente, ma richiederebbe modifiche per ottimizzare le qualità analitiche per livelli così bassi di leucociti in matrici biologiche complesse
Spazi pedagogici nell’incontro con l’altro
This work analyzes the theme of intercultural education through the pedagogical category of the possible utopia which, in the intercultural educational reflection, necessarily refers to the idea of pedagogical space. In this direction the reflections move from a fundamental question. What is the pedagogical space of intercultural education? So what is the educational space of the meeting with each other? It is through this question that work moves from the hypothesis that pedagogical spaces in the meeting with each other can create that one and only humanity, ped-agogically meant uniqueness, as the uniqueness of human rights
Disturbi specifici dell’apprendimento (DSA): linee guida pedagogiche
2009 - 2010Il mio lavoro di ricerca nasce da una riflessione sulla peculiarità della ricerca educativa, quella
peculiarità che avverte l’esigenza di dialogare con una duplice prospettiva quella teorica e quella
pratica, nel tentativo cioè di collocare la ricerca educativa in una pratica reale.
La pratica diviene allora contemporaneamente il punto di partenza della ricerca educativa
(situazione iniziale-domanda), e il punto finale del processo di ricerca, perché solo la pratica è in
grado di verificare, modificare o anche smentire le conclusioni di un processo di ricerca.
Il mio lavoro dal titolo DSA: Linee guida pedagogiche parte da una riflessione sulla relazione
educativa fino a giungere ad una sorta di teorizzazione pedagogica in grado di rendere concreta e
applicabile una progettazione educativa nei DSA.
I Disturbi Specifici dell’Apprendimento, costituiti da dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia,
sono disturbi dello sviluppo caratterizzati da una discrepanza tra le abilità riferibili alla categoria
degli apprendimenti della letto-scrittura, inferiore per età cronologica e classe frequentata, e livello
cognitivo che si presenta invece nella norma o superiore alla norma.
Si tratta di disturbi settoriali caratterizzati da un causa di natura neuro-biologica le cui
manifestazioni si esplicitano, in genere, con l’ingresso del bambino nella scuola primaria.
La necessità di elaborare un Progetto di Linee Guida Pedagogiche nei DSA è determinata dalla
volontà di offrire ai DSA una visibilità pedagogico-sociale nella consapevolezza che la dimensione
pedagogica è la dimensione prevalente nell’analisi, nello studio e soprattutto nell’intervento dei
DSA.
Il tentativo operato in questo lavoro è quello di far confluire le finalità e gli obiettivi di natura
legislativa e di natura clinica in un progetto più specificatamente pedagogico educativo, che possa
costituire per i docenti e gli educatori uno strumento di supporto alla propria azione professionale
attraverso un approccio integrato caratterizzato da un training formativo in grado di orientare l’agire
educativo della professionalità docente.
Il termine Linee Guida sta ad indicare un insieme sistematico di raccomandazioni, principi,
indicazioni, di vario genere, relativo a settori disciplinari diversi, redatto allo scopo di rendere
funzionale un’azione e orientare un comportamento.
Nel linguaggio quotidiano il termine è utilizzato nei più svariati contesti, da contesti giuridicoistituzionali
ai contesti educativo-scolastici fino a contesti più specificatamente medico-clinici.
In linea generale esse costituiscono un riferimento condiviso dalla comunità scientifica in grado di
orientare l’azione professionale di quanti operano in uno specifico settore.
La nostra ipotesi è quella di poter accompagnare quanti operano in contesti educativi con bambini,
giovani con DSA, attraverso Linee Guida Pedagogiche in grado da una parte, di soddisfare i criteri
scientifici per l’elaborazione di una Linea Guida forniti dall’Institute of Medicine, dall’altra di
fornire un supporto teorico-pratico alla relazione educativa nei DSA.
Il punto di partenza e il riferimento scientifico costante utilizzato sono le Linee Guida pubblicate
dalla Società Italiana di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’Adolescenza (SINPIA), condivise dai
Servizi Sanitari del territorio nazionale che costituiscono il modello teorico-pratico per la
definizione, la diagnosi, il trattamento e la gestione clinica dei DSA .
Esse assolvono una funzione di orientamento terapeutico e clinico, e sono costituite da diverse
sezioni: definizione, dati epidemiologici, aspetti eziologici, comorbilità, prognosi, indagine
diagnostica, riabilitazione e bibliografia scientifica di riferimento.
Sulla scia di questa struttura il modello che abbiamo elaborato prevede un riferimento alla relazione
educativa, ai processi di apprendimento di letto-scrittura, un riferimento scientifico ai DSA – dalla
definizione, ai modelli epistemologici di riferimento, alla progettazione educativa, ai riferimenti
normativi - fino ad una consapevolezza professionale rispetto al ruolo educativo del docente,
magistralità della propria azione professionale (incontro affettivo e detico con l’altro) costituito dal
Training Formativo .
Il progetto di Linee guida Pedagogiche, che presentiamo, si orienta su tre livelli di conoscenza:
• Livello di Consapevolezza Professionale, legato alla dimensione dell’essere, del conoscere e
del riconoscersi nella relazione educativa,
• (Livello Conoscitivo-Strumentale, legato invece alla dimensione del fare nella relazione
educativa, nello specifico nella relazione educativa con DSA,
• Livello di Consapevolezza Scientifico-pedagogica, legato infine alla possibilità di
riconoscere nel panorama scientifico la presenza di modelli teorici di riferimento e di
applicarli ai contesti educativi.
Nel mio lavoro di ricerca ho tentato di essere fedele ad un atteggiamento fenomenologico
ermeneutico, attento alla valorizzazione della persona, alla sfumatura del fenomeno senza sfuggire
però al criterio di scientificità che una Linea Guida deve soddisfare.
I criteri scientifici forniti dal’institute of Medicine Validità, Riproducibilità, Rappresentatività,
Applicabilità, Flessibilità, Chiarezza, Documentazione, Forza e Aggiornamento definiti
dal’institute of Medicine sono stati declinati in ambito pedagogico ed applicati al training
formativo elaborato.
I concetti di applicabilità, flessibilità e chiarezza Pedagogica costituiscono nel nostro Progetto di
Linee Guida le tre caratteristiche centrali per l’applicazione del modello proposto nella pratica
quotidiana.
L’applicabilità pedagogica fa, infatti, riferimento alla capacità di mettere in pratica un modello,
una proprietà, una teoria, la flessibilità pedagogica riguarda la capacità di adattare a seconda del
contesto o delle persone coinvolte in una relazione i contenuti di quella relazione, la chiarezza
pedagogica fa riferimento alla comprensione dei processi che sottendono i DSA da una parte, e
dall’altra alla comprensione significativa, che non si riduce dunque al semplice utilizzo, delle
strategie, delle tecnologie e degli strumenti compensativi che secondo la normativa vigente la
scuola deve essere in grado di garantire ad uno studente con diagnosi di DSA.
Il criterio di applicabilità pedagogica diviene in questo progetto la capacità del docente di costruire
un percorso di apprendimento concreto e fondato su presupposti metodologici le cui richieste
operative siano quantitativamente adeguate ai tempi e alle modalità di apprendimento del singolo
studente con DSA. Un’applicabilità pedagogica che si concretizza nella possibilità di utilizzare
strategie di apprendimento che privilegiano canali differenziati (visivi, uditivi), che integri nella
progettazione educativa l’utilizzo delle mappe concettuali come strumento di conoscenza degli
argomenti, che privilegi una didattica in grado di riproporre concetti e conoscenze attraverso
modalità e linguaggi differenti, che attribuisca maggiore importanza alla comunicazione orale, che
in definitiva utilizzi una strategia pedagogico-educativa attenta all’aspetto contenutistico, più che a
quello procedurale.
Strettamente connesso all’ applicabilità si presenta il criterio di flessibilità pedagogica legato alla
capacità di utilizzare una didattica flessibile che si adegui ai tempi ed alle modalità di
apprendimento delle studente con DSA. Il criterio di flessibilità pedagogica del docente diviene così
uno strumento a disposizione del discente in grado di sviluppare una capacità conoscitiva personale
e di conseguenza un’ applicazione consapevole di strategie e comportamenti utili per un efficace
processo di apprendimento.
Di particolare importanza risulta, infine, il criterio di chiarezza pedagogica, inteso in una duplice
modalità: da una parte legato alla comprensione del fenomeno DSA, dall’altra ad una comprensione
significativa delle strategie compensative e dispensative che la normativa vigente individua
nell’art.5 come misure educative e didattiche di supporto da utilizzare nella pratica quotidiana, in
classe.
Gli strumenti compensativi indicati dal Ministero della Pubblica Istruzione sono, ad esempio, la
tabella dei mesi, la tavola pitagorica, la tabella delle misure, dei numeri, la calcolatrice, il
registratore, il computer con i programmi di videoscrittura, il lettore vocale, mentre gli strumenti
dispensativi sono quelle misure che obbligano gli insegnanti a dispensare gli alunni con diagnosi di
DSA da attività specifiche quali: la lettura ad alta voce, lo studio mnemonico di tabelle, la scrittura
in corsivo e/o in stampato minuscolo, copia alla lavagna, interrogazioni non programmate ecc…
Il criterio di chiarezza pedagogica fa riferimento proprio a questo aspetto, la sola applicazione della
nota ministeriale non ha valore pedagogico, nel senso per cui non è sufficiente consentire l’utilizzo
di questi strumenti in classe per migliorare la comprensione e sviluppare competenze , Gli strumenti
compensativi e le misure dispensative costituiscono, nel panorama italiano, le due parole chiave di
una didattica specifica ai DSA.
Quello che ci preme evidenziare è che la semplice applicazione di questi strumenti, non ha alcuna
valenza pedagogica se non è supportata da una progettualità educativa consapevole, competente e
responsabile.
Validità Pedagogica
Il termine validità sta ad indicare la capacità di una tecnica, di un metodo o di un percorso di
raggiungere gli obiettivi prefissati.
Nell’ambito della ricerca il concetto di validità ha una sua complessità epistemologica, che ci porta
a distinguerne diverse dimensioni. La validità pedagogica nel nostro caso, è intesa come la capacità
di raggiungere obiettivi educativi attraverso una’azione consapevole, intenzionale e progettuale
pedagogicamente orientata, che parte dalla descrizione e dalla comprensione dell’evento iniziale.
L’evento iniziale si configura come la consapevolezza dei fattori e degli elementi coinvolti nel caso
di DSA e la possibilità che il docente sia in grado di progettare un’azione educativa
pedagogicamente valida, ossia che tenga conto della diversa attivazione dei processi di
apprendimento del proprio alunno con DSA (evento iniziale), creando le condizioni per consentirgli
di raggiungere, nei tempi del gruppo classe ma con strategie e modalità individualizzate, gli
obiettivi prefissati, gli stessi del gruppo classe (gli obiettivi di apprendimento non devono, nel caso
di DSA, essere ridotti o ridimensionati, piuttosto devono essere individualizzati e adattati alle
esigenze del singolo studente.)
La validità pedagogica del training formativo proposto si configura, invece, come l’azione
progettuale pedagogicamente orientata sostenuta da riferimenti scientifici che aiutano il docente e
quanti lavorano nella relazione educativa con DSA alla comprensione dell’evento iniziale.
Riproducibilità Pedagogica.
Il concetto di riproducibilità richiama la possibilità che un evento, un metodo o un percorso
possano essere in qualche modo riprodotti.
Nel nostro caso il concetto di riproducibilità pedagogica assume una funzione particolare che non
fa riferimento alla relazione educativa in quanto “la prassi pedagogica è per principio non
ripetibile.” La riproducibilità pedagogica fa dunque riferimento da una parte alle ricorrenze del
fenomeno DSA (indicatori, caratteristiche specificità del disturbo), e dall’altro alla riproducibilità
degli strumenti da utilizzare durante un percorso di apprendimento con DSA (tabelle, strumenti
compensativi, mappe concettuali).
La riproducibilità pedagogica del training formativo proposto è invece legata alla possibilità di
utilizzare alcuni tra gli strumenti (schede, esercitazioni) in contesti formativi differenti adattandoli
alle esigenze degli utenti.
Rappresentatività Pedagogica
Utilizziamo in questo lavoro il termine rappresentatività pedagogica per indicare una capacità delle
Linee Guida Pedagogiche ai DSA, non tanto di riassumere i caratteri principali di una teoria o di un
orientamento, quanto piuttosto, quello di essere rappresentative di un Progetto multidisciplinare che
ritrova nell’azione didattico-educativa la dimensione pedagogica del fare, per poter essere in
maniera efficace nella relazione educativa con DSA.
La rappresentatività pedagogica del training, infine, è interpretata come l’applicazione del progetto
multidisciplinare al contesto formativo, nel tentativo di essere rappresentativo delle esigenze dei
soggetti coinvolti nel training stesso.
I criteri di documentazione, aggiornamento e forza pedagogica sono relativi alla dimensione
teorico operativa del Progetto di Linee Guida Pedagogiche nei DSA, quindi al training formativo
elaborato.
In questo senso la documentazione pedagogica fa riferimento alla capacità da parte dei docenti di
redigere un Piano Educativo Personalizzato la cui progettualità pedagogica, fondata su una
consapevolezza dei DSA, sia sostenuta da un processo di osservazione. Nelle nostre Linee Guida
Pedagogiche, facciamo riferimento ad una progettualità fondata su un’osservazione di tipo
scientifico che si declina in una duplice dimensione:
• Osservazione diretta del bambino negli aspetti relazionali e nei comportamenti messi in
atto rispetto agli impegni scolastici;
• Osservazione Indiretta, legata invece alla capacità docente di utilizzare, come risorsa per
la propria azione educativa, la documentazione esistente, da quella di tipo diagnostico, ai
materiali che la famiglia ritiene funzionali all’apprendimento del bambino.
Il concetto di aggiornamento fa riferimento alla capacità di adeguare la propria professionalità e le
proprie competenze all’ incremento delle conoscenze scientifiche in uno specifico settore.
Il criterio di aggiornamento pedagogico, se da una parte è legato alla normativa di riferimento,
dall’altra è legato alla flessibilità della professionalità docente in grado di modificare l’azione
educativa, in uno specifico settore, quando la comunità scientifica, orientando le proprie ricerche in
quella direzione, offre nuovi modelli di riferimento, nuovi spunti di riflessione alla propria azione
professionale.
Il criterio di forza pedagogica, infine, definisce la capacità multidimensionale e multi progettuale
delle Linee Guida Pedagogiche, per la pluralità degli orientamenti, dei contributi e delle risorse
coinvolte.
La forza pedagogica diviene il criterio in grado di operare una progettualità educativa condivisa
nella convinzione che un processo pedagogico di apprendimento possa realizzarsi attraverso metodi,
modalità e strumenti differenti e differenziati, ma l’impegno della comunità educante sta nella
condivisione degli obiettivi educativi e nel senso consapevole della propria azione professionale. [a cura dell'autore]IX n.
Disturbi specifici dell’apprendimento e professionalità docente
This work provides a moment of reflection as part of a wider study that guides my research entitled “Relational-scholastic uneasiness and didactive-educational skills”. I use “relational-scholastic uneasiness” term to define the concept of uneasiness as the emotional state that arises in the educational relationship andsees in that relationship a possible preventive tool. Can the teacher’s didactiveeducational skills guide to a responsible educational relationality? In the specific case of Specific Learning Disabilities (DSA) we wonder: on the one hand, can the teacher’s pedagogical planning reduce the risk of making chronic the difficulties of the child with the DSA? On the other hand, can theskills acquired by the teacher release his professionalism from a sense of education failure?These are the basic questions that drive the following work, an analysis of a vast and complex topic that doesn’t certainly claim to be exhausted, but arises a moment of reflection and simultaneously challenge because it’s directed to guide the complexity of teaching profession in educational complexity of specific learning disabilities (DSA).Il presente lavoro costituisce un momento di riflessione nell’ambito di uno studio più ampio che guida il mio lavoro di ricerca dal titolo “Disagio relazionale-scolastico e competenze educativo-didattiche”. Utilizzo il termine disagio relazionale scolastico per definire il concetto di disagio come stato emotivo che nasce nella relazione educativa e che vede nella relazione stessa un possibile strumento di prevenzione. Possono le competenze educative-didattiche del docente orientare ad una relazionalità educativa responsabile?Nel caso specifico dei DSA ci chiediamo: può,da una parte, la progettualità pedagogica del docente ridurre il rischio di cronicizzare le difficoltà del bambino con DSA? E, dall’altro, le competenze acquisite dal docente possono sollevare la sua professionalità da un senso di fallimento educativo?Questi gli interrogativi di fondo che guidano il seguente lavoro, analisi di una tematica vasta e complessa che non si ha certo la pretesa di esaurire, ma che si pone come momento di riflessione e contemporaneamente di sfida perché volto a orientare la complessità della professione docente nella complessità educativa dei disturbi specifici dell’apprendimento (DSA)
Spazi pedagogici nell’incontro con l’altro
This work analyzes the theme of intercultural education through the pedagogical category of the possible utopia which, in the intercultural educational reflection, necessarily refers to the idea of pedagogical space. In this direction the reflections move from a fundamental question. What is the pedagogical space of intercultural education? So what is the educational space of the meeting with each other? It is through this question that work moves from the hypothesis that pedagogical spaces in the meeting with each other can create that one and only humanity, ped-agogically meant uniqueness, as the uniqueness of human rights
L’approccio narrativo e le sue possibili declinazioni in Pedagogia speciale: il teatro come linguaggio e contesto inclusivo
With the contribution of narrative-autobiographical practices, the person with "educational-special needs" gradually learns to accept himself with his own strengths and weaknesses: the complex existential situations connected to the conditions of deficit, marginalization, discomfort and suffering emerge from the darkness characterizing the reductive and stigmatizing logics of indifference, devaluation and forgetfulness. The narrative language thus becomes an authentically formative and inclusive place because it allows each person to think and design innovative possibilities of existential redemption: the narrative represents a practice of educational care when it puts the "different" in the condition of re-seeing, re -generate, re-organizing the most significant sense of individual history, in order to think about the future. The use of a wide range of methods, tools and narrative languages, as in the case of theatrical narration, allows the most fragile and vulnerable subjects to regain voice and full rights of participation and citizenship within micro and macro social systems of belonging.Con il contributo delle pratiche narrativo-autobiografiche la persona con “bisogni educativo-speciali” impara gradualmente ad accettarsi con i propri punti-forza e debolezza: le complesse situazioni esistenziali collegate alle condizioni di deficit, emarginazione, disagio e sofferenza escono dall’oscurità caratterizzante le riduttive e stigmatizzanti logiche dell’indifferenza, della svalorizzazione e della dimenticanza. Il linguaggio narrativo diviene, quindi, luogo autenticamente formativo ed inclusivo perché consente ad ogni persona di pensare e di progettare innovative possibilità di riscatto esistenziale: la narrazione rappresenta una pratica di cura educativa quando mette il “diverso” nella condizione di ri-vedersi, ri-generarsi, ri-organizzando il senso più significativo della storia individuale, allo scopo di pensarsi al futuro. L’utilizzazione di una vasta gamma di metodi, strumenti e linguaggi narrativi, come nel caso della narrazione teatrale, permette ai soggetti più fragili e vulnerabili di ri-avere voce e pieni diritti di partecipazione e cittadinanza all’ interno dei micro e macro sistemi sociali di appartenenza
Special Pedagogy as an inclusive science: some critical reflections La Pedagogia speciale come scienza inclusiva: alcune riflessioni critiche
open1noSpecial Pedagogy is called to constantly question its traditional epistemological habitus by accepting the challenge posed
by the multiplicity of educational‐formative questions emerging from the complex panorama of differences, diversities
and “special educational needs”. However, it is necessary that our discipline maintains rigor and specific identity autonomy
in the democratic and dialectical comparison with other sciences: the "special and non special" educational needs of
each person must be understood and recognized by adopting a plurality of interpretative frameworks characterized by
the evolution of skills, knowledge and professionalism suitably revisable, within the current socio‐cultural contexts, going
beyond the limits of a mechanistic‐deterministic perspective of the Special Pedagogy itself. Overcoming the risks of a, by
now, obsolete identity coincidence, Special Pedagogy is committed to strengthening productive dialectical relationships
with inclusive education, using a sensitive and attentive pedagogical gaze aimed at identifying and enhancing new research
territories in order to design, with a view to ecological‐systemic, innovative directions of meaning capable of guaranteeing
full participation, educational equity and a significant sense of belonging to each and every subject, founding goals of
the process of school and social inclusion.openPatrizia GaspariGaspari, Patrizi
Selectively Charged and Zwitterionic Analogues of the Smallest Immunogenic Structure of Streptococcus Pneumoniae Type 14
Zwitterionic polysaccharides (ZPs) have been shown in recent years to display peculiar immunological properties, thus attracting the interest of the carbohydrate research community. To fully elucidate the mechanisms underlying these properties and exploit the potential of this kind of structures, in depth studies are still required. In this context, the preparation of two cationic, an anionic, as well as two zwitterionic tetrasaccharide analogues of the smallest immunogenic structure of Streptococcus pneumoniae type 14 (SP14) capsular polysaccharide are presented. By exploiting a block strategy, the negative charge has been installed on the non-reducing end of the lactose unit of the tetrasaccharide and the positive charge either on the non-reducing end of the lactosamine moiety or on an external linker. These structures have then been tested by competitive ELISA, showing that the structural variations we made do not modify the affnity of the neutral compound to binding to a specific antibody. However, lower effcacies than the natural SP14 compound were observed. The results obtained, although promising, point to the need to further elongate the polysaccharide structure, which is likely too short to cover the entire epitopes
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