L’articolo indaga il ruolo della buona fede contrattuale all’interno dei diversi modelli giuseconomici. Da una originaria esclusione, dovuta sia agli strumenti tipici dell’analisi economica sia alla mentalità intrinseca del common lawyer, si assiste ad una sua “rivalutazione” non solo grazie alla sua associazione con la reasonableness, ma anche in virtù delle nuove scoperte nel campo delle neuroscienze e dell’economia comportamentale
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