Durante la sua permanenza in quanto scrittore ospite all’Università di Utrecht nel febbraio 2009, Claudio Magris pronunciò – in inglese – la prima ‘Romano Guarnieri Lecture in Italian Studies’, scegliendo come tema il rapporto fra letteratura e diritto. Nella sua prolusione Magris afferma che la letteratura, contrariamente a uno dei suoi riflessi più consistenti, non deve allontanarsi dai valori ‘freddi’ del diritto, giudicato forse troppo formalistico e troppo poco vitalistico, ma dovrebbe invece avvicinarsi di più alla legge, proprio per evitare di ricadere nella trappola di un particolarismo certamente ‘caldo’ ma a rischio di diventare gratuito e anzi distruttivo. Con un ampio excursus sul pensiero giuridico-letterario occidentale Magris dimostra l’intriseca parentela fra poesia e diritto, riconosciuta e valorizzata sin dall’Antichità in quanto ispirata alla comune ricerca di valori generali e non privati. Anche in periodi di profondo relativismo, come ai tempi nostri, tale orientamento verso valori che trascendono l’orizzonte individuale rimane di grande pertinenza e attualità, siccome offre le migliori garanzie per la tutela ‘fredda’ ma imparziale della ricchissima varietà di valori e realtà individuali ‘calde’ di cui è contraddistinto il nostro mondo
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